Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 15 giugno 2017 Dopo l’approvazione dell’emendamento Biancofiore-Fraccaro sulla legge elettorale (giovedì 7 alla Camera), si è sviluppato un dibattito per molti aspetti confuso e inconcludente. Si può, come hanno fatto Svp e centrosinistra autonomista trentino, dissentire anche radicalmente da quell’emendamento, ma è infondato dichiararlo «incostituzionale» e ancor più lesivo dell’Autonomia, come hanno fatto Lorenzo Dellai e molti altri. Del resto, lo stesso Dellai aveva firmato una pregiudiziale di costituzionalità (votata e bocciata il giorno prima), che, se approvata, avrebbe interrotto l’iter dell’intera legge. Qualcuno ha detto e scritto che con l’emendamento approvato si cancellavano decenni di norme «speciali» per il Trentino-Alto Adige/Südtirol e si violavano l’Autonomia e la Costituzione. Niente di più falso, e sono allibito di fronte a tanta ignoranza storica e costituzionale. Provo a riepilogare per chi ha perso la memoria. Dal 1948 al 1992 si è votato per la Camera con una legge elettorale proporzionale (e per il Senato con i collegi uninominali proporzionali, non maggioritari, salvo per chi superasse la soglia del 65% dei voti). Dal 1994, si è votato con la legge elettorale Mattarella, che prevedeva in tutta Italia i collegi uninominali maggioritari per il 75% dei seggi sia alla Camera sia al Senato, prevedendo la soglia del 20% nelle circoscrizioni dove si presentavano, nella quota proporzionale, liste espressioni di minoranze linguistiche (è questa la norma a tutela in particolare della Svp, che resta valida, contrariamente a quanto affermato da taluno). E questo è stato il sistema elettorale con cui si è votato anche nel 1996 e nel 2001. Dal 2006, e poi nel 2008 e nel 2013, si è votato in forza della nuova legge elettorale Berlusconi-Calderoli: proporzionale, con le liste bloccate e col premio di maggioranza (di cui si è avvalso nel 2006 e nel 2013 il centrosinistra e nel 2008 il centrodestra), legge poi dichiarata parzialmente incostituzionale con la sentenza numero 1 del 2014. Dunque, fino a questa legislatura, anche nel Trentino-Alto Adige i deputati sono stati eletti con tale sistema, uguale per tutta Italia (salvo la soglia, già ricordata, del 20% per le liste di minoranze linguistiche). Ciò significa che gli attuali deputati del Trentino-Alto Adige non sono stati eletti in collegi uninominali, ma con liste proporzionali e con il premio di maggioranza (di cui nel 2013, all’inizio di questa legislatura, hanno goduto il Pd, ma anche la Svp-Patt e Sel, accomunati in un’unica coalizione). Così sono stati eletti Bressa, Nicoletti e Gnecchi ( Pd), i deputati della Svp-Patt, Kronbichler (Sel), Dellai (Scelta civica) e Fraccaro (M5s). Diverso è sempre stato, dal 1992 in poi, il caso del Senato, con i collegi previsti in forza della misura 111 del «Pacchetto» del 1969 (collegi divenuti maggioritari dal 1994 fino ad oggi). I collegi uninominali maggioritari per la Camera non ci sono quindi mai stati per il solo Trentino-Alto Adige come eccezione rispetto al resto d’Italia. Sono stati tuttavia introdotti nella legge Renzi-Boschi (il cosiddetto «Italicum») durante la presente legislatura e perciò non sono mai stati applicati. E la legge è stata dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Corte, senza tuttavia toccare i collegi previsti per il Trentino-Alto Adige. Ciò significa che tali collegi non sarebbero incostituzionali, ma non è neppure incostituzionale la loro soppressione, perché tale «eccezione» (che ovviamente piace alla Svp e al centrosinistra autonomista) non è prevista da alcuna norma di garanzia per le minoranze linguistiche, contrariamente a quanto dichiarato inconsapevolmente da Renzi, e da molti altri con lui a livello regionale. Si può quindi dissentire liberamente dall’emendamento Biancofiore-Fraccaro, ma è privo di senso continuare a riempirli di insulti e di accuse di incostituzionalità. Accuse prive di fondamento. Sono da sempre appartenente al centrosinistra autonomista (e prima all’Ulivo e all’Unione di Prodi) e non ho certo particolari simpatie per i due deputati né per il loro emendamento. Ma credo sia giusto e doveroso ristabilire la verità storica e costituzionale, a fronte di tanta demagogia e ignoranza. «Amicus Plato, sed magis amica veritas» dicevano giustamente gli antichi. Marco Boato
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MARCO BOATO |
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